lunedì 29 novembre 2010

schiavi moderni


Thirroul, domenica 28 novembre.
Dootch non c'e', e' al compleanno di sua zia a Botany Bay, un'importante area aborigena vicino a Sydney.
Siamo solo io e Patrick, un hippy (si direbbe) di origine giapponese che vive alla Tent Embassy con Dootch.
Stiamo nella baracca, fuori piove, e mentre lui cerca un ritmo con un bongo improvvisato io cerco di guardare un film.
Dopo qualche ora Dootch ancora non e' arrivato, cosi' sotto una lieve pioggia, ci avviamo verso il centro di Thirroul col suo pick-up per bere un caffe'.
Sulla strada passiamo davanti al sito sacro sul quale la Stockland (una ditta di costruzioni) sta edificando palazzine residenziali di lusso.
Da qui nasce il pretesto per una discussione che durera' ore.
``Patrick, come siamo arrivati a questo punto? Come e' possibile che ormai tutto e' valutato sotto profili economici, e che non si riesca a tutelare questo luogo sacro?``
``E' tutta colpa di Macchiavelli mio caro``, replica il mio amico.
``Il fine giustifica i mezzi, e la politica e' ormai corrotta fino al midollo. E' tutta colpa di quell` Italian guy, un genio sicuramente, ma allo stesso tempo l'artefice dei valori su cui si basa la politica attuale.
I politici promettono cose impossibili, l'importante e' illudere e farsi votare, ottenere e mantere il potere.
Hanno fatto credere a tutti che la ricchezza fosse a portata di mano, ma oggi e' evidente che dall'illusione siamo passati alla delusione``.
Arriviamo in centro, posteggiamo e ci dirigiamo verso una caffetteria.
Ci sediamo all'esterno del bar, dove patrick puo' rollarsi e fumarsi tranquillamente le sue sigarette.
Quest'uomo di ormai quarant'anni, vestito con abiti giapponesi, che vive in una baracca dove non c'e' acqua corrente, sembra lontano anni luce da quella che fino ad ora e' stata la mia vita.
Eppure emergono aspetti di un passato, che lo avvicinano molto a me.
Patrick infatti ha lavorato quindici anni in finanza, in diverse banche a Londra e New York, salvo poi accorgersi di essere solo una pedina dello scacchiere del consumismo e riconoscere l'inutilita' delle sue giornate, tutte identiche, spese a maneggiare ``pezzi di carta colorati a cui la societa' ha deciso di dare un valore immenso, superiore a quello della sacralita' delle persone``.
``Potevo continuare con quella vita, fare soldi, per poi morire senza aver davvero vissuto. Tutto questo per accomulare denaro, pezzi di carta, al prezzo di dimenticare chi davvero ero, i miei sogni, la mia natura``.
``Ma come siamo arrivati fino a questo punto?``. Domando io, rendendomi conto che accanto a noi la gente, come se fossimo alieni, non ci toglieva gli occhi di dosso.
``Questa societa' ha deciso che tutto ha un valore economico, e tutto (e qui torniamo a Macchiavelli) puo' essere subordinato al fine: accomulare ricchezza.
Se questa societa' ha commercializzato Dio...non possiamo stupirci del fatto che le singole vite umane vengano messe in secondo piano da parte dei potenti.
Pensa alle popolazioni piu' povere del mondo: perche' non vengono aiutate in maniera efficacie e definitiva?
Pensa ai lavoratori delle Nazioni piu' ricche, non sono nient'altro che schiavi moderni costretti a lavorare quaranta ore a settimana per rincorrere la speranza di diventare ricchi, o per paura di perdere cio' che gia' hanno. Dimenticandosi chi sono e il vero significato della vita, affanndandosi a pagare mutui e prestiti, contenti per le due ore d'aria quotidiane, e il sabato e la domenica di riposo.
Il riposo del consumatore, costretti a comprarsi barlumi di felicita' spendendo gran parte dei soldi che guadagnano in schiavitu'. Non c'e' piu' spazio per la fantasia, per la creativita'.
La paura di perdere qualcosa che gia' abbiamo...
Tutto ha un prezzo, le nostre paure hanno un prezzo, e allora ecco le nostre vite piene di paure.
La paura di morire viene monetizzata attraverso le assicurazioni, attraverso la medicina, attraverso i farmaci.
La paura di perdere un lavoro viene monetizzata attraverso l'accettazione delle condizioni di lavoro attuali.
La paura della solitudine, attraverso la televisione, attraverso costose uscite inutili con persone che nemmeno ci piacciono, al fine di assomigliare ai personaggi che vediamo in televisione.
E mille altre paure, che trovano motore propulsivo proprio in quella religione, elemento portante dei valori che permettono a questa societa' di mantenersi intatta e di rendere piu' ricchi i governanti, e piu' alienati i governati.
La gente attorno ci guarda con maggiore sospetto, Patrick, accortosi della situazione, si altera visibilmente e sbatte la tazza di caffe' americano sul tavolo. Ce ne andiamo.
Tutto questo mi ha ricordato quando a Phnom Pen parlai con un giovane avvocato della situazione politica cambogiana: tono della voce molto basso, occhiate sospettose da parte dei proprietari del bar, e, da parte del mio interlocutore occhiate preoccupate attorno, che poi lo spinsero ad abbandonare il locale per andare in un posto sicuro.
Cio' mi ha fatto riflettere sul concetto di ``accomodation`` di un individuo rispetto alla societa': parlare fuori dalle righe, dire cose diverse, trattare di argomenti scottanti, ovunque ci si trovi, in Italia, in Cambogia o in Australia e' sempre un'operazione rischiosa e sgradita, per quanto le nostre televisioni ci facciano credere quotidianamente di vivere in un mondo democratico e moderno.
Abbiamo sconfitto tanti tabu', ma ancora non quello di dire liberamente quello che crediamo, forse perche', come dice il mio amico Patrick, siamo veramente schiavi moderni.

domenica 7 novembre 2010

only the ocean


Sei concentrato,
tre passi dietro la linea di battuta, guardi lo schieramento avversario per decidere dove servire...quando senti tutta la spiaggia rumoreggiare: hooooo!!!
Centinaia di persone rivolte verso l'oceano. A poche decine di metri da te due balene giocano, emergono dal pelo dell'acqua e incantano tutti i presenti.
hooooo!
Ti fermi, estasiato, e cammini lentamente verso la riva.
Maestose, magiche, le balene giocano e ti fanno capire ancora una volta quanto sei fortunato a vivere in un posto fantastico!
Le ammiri con occhi di bambino. Ogni tanto una pinna bianca taglia l'acqua, ogni tanto uno spruzzo, ogni tanto vedi addirittura tutto il dorso di questo incredibile mammifero!

Only the ocean.

Sei sul treno diretto a Wollongong,
attraversi la foresta pluviale, una macchia verde incontaminata a perdita d'occhio.
Il convoglio sfreccia, e dagli alberi prendono il volo stupendi pappagalli dai mille colori.
Quando finalmente la foreste cede il passo alla scogliera, sotto di te niente, se non l'immenso oceano. Sei sul treno, eppure ti sembra di volare.
Un brivido, soffri un po' di vertigini, ma lo spettacolo e' talmente bello che non ti preoccupi piu' di tanto, perche' sai che stai vivendo in un sogno.
Arrivi a Thirroul e cammini in riva al mare, non ti sembra vero che questa spiaggia possa esistere, che questo verde sia davvero li' dietro all'oceano e tu lo stia attraversando.
L'acqua salmastra si alza, il sole soffia una luce fioca, e sei proprio dentro una cartolina.

Only the ocean.

Sei a Freshwater,
cammini verso gli scogli con un tuo amico. Davanti a te una ragazza seduta nella posizione del loto, medita, e dietro di lei l'oceano.
Ci spostiamo, siamo a pochi metri dalle onde che con grande forza si stagliano sulla rossa scogliera.
Ogni tanto qualche spruzzo d'acqua ti raggiunge, e il vento fresco del tramonto fa il resto.
All'improvviso si avvicina un ragazzo, punta il dito verso l'orizzonte e indica le balene che ancora una volta ci regalano uno spettacolo unico.
Qualche granchietto zampettia attorno, e iniziate a chiacchierare.
Storie di autostop per l'Europa, storie di fortune fatte dall'altra parte del mondo.
Si entra presto in confidenza. Siete sereni, seduti sugli scogli, a fumare una sigaretta e a godere la brezza marina.
Poi raggiungete la cima della scogliera, il ragazzo offre un contatto di lavoro al tuo amico, e un giro in Rolls-Royce a te.
Credeteci o meno, e' quello che succede quando l'oceano e' li', con te.

Only the ocean.

Sincerely yours,

Saggioman

domenica 31 ottobre 2010

la jacaranda e' in fiore


Sto per prendere il treno per Thirroul (Sandon Point), da una parte l'Opera House, dall'Altra l'Harbour Bridge, ma i miei occhi sono attirati magneticamente dalla jacaranda in fiore che colora di viola i viali della citta'.
Il protocollo prevede che ogni volta che si vada a trovare una comunita' aborigena si porti loro da mangiare. Questa volta ho preparato degli arancini siciliani, circa due kili, e il mio zaino e' pienissimo.
Mi presento alla Tent Embassy consapevole che ci sara' del lavoro da fare, lavoro manuale.
Uno dei progetti e' la costruzione di un piccolo museo, e oggi il mio compito e' quello di rivestire le pareti di quella struttura con un impasto colorato di diverse sfumature di giallo e rosso.
Io e Dootch ci mettiamo al lavoro. Lui non sembra in vena di scherzi, probabilmente ha troppi pensieri legati alle prossime battaglie legali (giovedi' ci sara' una nuova sentenza legata all'edificazione di altre terre aborigene).
Poche parole dunque, e cerco in tutti modi di dimostrare il mio rispetto assecondandolo nella sua voglia di riflessione, e cercando di fissare questo particolare intonaco biodegradabile con le sole mani, nel miglior modo possibile.
Dopo circa un'ora, Patrick, uno degli hippies che stanno al Sandon Point, entra nell'hut e riferisce a Dootch che e' venuta a trovarlo una ragazza e che, con il suo benestare, vorrebbe parlargli.
Cosi', dopo qualche minuto, Christina arriva e inizia una fantastica conversazione. Le sue domande sono intelligenti e permettono a Dootch di approfondire argomenti che avevamo trattato solo in superficie.
Rimango estasiato dalla personalita' di questa ragazza tedesca. E' venuta da sola in bicicletta con lo scopo di conoscere Dootch, e vi assicuro che non e' per niente facile guadagnarsi la parola degli Aborigeni.
Subito dopo la conversazione, quando Dootch cala di nuovo nel suo silenzio profondo, Christina non si perde d'animo e chiede, con mia grandissima sorpresa, se puo' mettersi i guanti e darci una mano.
Cosi', pochi secondi dopo ci troviamo assieme ad impastare la sabbia e ad intonacare.
Dootch ci lascia soli, e inizia una bellissima discussione sulle nostre vite, sui sogni, su cosa ci ha portato cosi' lontano dall'Europa. Scopriamo che tutti e due eravamo stati colti dal mal d'Australia, e anche lei, come me, non faceva altro che sognare ad occhi aperti di tornare qua, nel continente dalla terra rosso fuoco.
E poi, la stessa passione per il mondo aborigeno, le stesse idee sull'impegno da profondere per la loro causa. Mi si illuminano gli occhi, le si illuminano gli occhi...
Poi rientra Dootch, e devo cercare di non cadere nell'errore di dimenticarmi dello scopo per cui ero andato li', aiutare questa comunita' con il cuore.
Rifletto sulla situazione: sono a piedi nudi, sporco di tinture rosse e gialle, ad intonacare un hut con una ragazza fantastica...non avrei mai creduto che il destino mi avrebbe regalato questa stranissima esperienza.
Ci prendiamo una pausa, usciamo e di fronte a noi si staglia una spiaggia immensa. I cani di Dootch ci raggiungono, giocano un po' con noi, e poi corrono al torrente.
E' tempo per gli arancini e un the'.
Torniamo al nostro lavoro. Di tanto in tanto le nostre mani si sfiorano nel prendere l'impasto per l'intonaco, e poi qualche sorriso.
Verso le cinque, quasi interamente rossi e gialli, il nostro lavoro e' terminato.
Non esiste acqua corrente alla Tent Embassy, cosi' io e Christina ci buttiamo al torrente e insieme facciamo ``il bagno`` in un clima surreale.
Saluto e ringrazio Dootch e gli altri amici.
Prendo la via che mi portera' alla stazione del treno e attraverso il bush con questa meravigliosa persona appena conosciuta.
L'aria e' ricca di salsedine, e il sole basso crea un'atomosfera magica.
Con questa cornice ci salutiamo in un abbraccio dandoci appuntamento dopo qualche giorno.
Riprendo la mia strada, percorro un ponte, il fiume sottostante e' l'ultima fortissima emozione della giornata.
Torno in citta' con mille pensieri, Dootch non ha parlato molto oggi, e la mia missione sembra essere piu' difficile del previsto.
Pero' questo e' il mio mondo, anche oggi ho vissuto una giornata memorabile e la jacaranda e' in fiore.


Sincerely yours,

Saggioman

martedì 19 ottobre 2010

Sandon Point


La bandiera Aborigena sventola alta.
Io e Ale entriamo al Sandon Point diretti alla Tent Embassy, la capanna/baracca di Dootch, personaggio simbolo della protesta Aborigena di Wollongong (due ore a sud di Sydney).
Sulla strada scorgiamo delle ruspe parcheggiate, pochi giorni fa alcuni ettari di foresta sono stati rasi al suolo per costruire degli appartamenti residenziali proprio sopra un luogo sacro Aborigeno.
Raggiungiamo la spiaggia, la Tent Embassy si trova a 50 metri dal mare, subito dopo una laguna.
Portiamo da mangiare per Dootch e per gli altri ospiti che occasionalmente vanno a trovarlo.
Dootch esce sorridente dalla baracca e ci accoglie festoso.
E' un uomo fenomenale, ha un'energia che poche persone possono eguagliare a questo mondo.
Accendiamo il fuoco e ci sediamo a mangiare tutti assieme, Io, Ale, lui e un uomo del Victoria che da giorni percorre a piedi la costa diretto verso il Queensland.
Dootch mi racconta della sua terra, della sua famiglia, della teoria della creazione.
Mi sento colpevole di appartenere ad una cultura (quella occidentale) che ha discriminato e che continua a discriminare le popolazioni indigene di questo mondo.
Pochi giorni fa il tribunale di Sydney ha rigettato l'istanza promossa da Dootch affinche' la realizzazione dell'area abitativa residenziale venisse bloccata.
``Non hanno riconosciuto il valore giuridico delle nostre testimonianze, non hanno dato valore legale alla nostra conoscenza e alla nostra tradizione`` afferma tenendo in mano il premio di cui e' stato insignito qualche giorno fa come riconoscimento per il suo sforzo politico e culturale.
``La cultura occidentale ha sviluppato nei secoli una conoscenza tecnologica, mentre noi Aborigeni abbiamo imparato a vivere a contatto con la natura, conoscerne i legami piu' profondi e a rispettarla. Noi riconosciamo e rispettiamo la loro cultura. Loro non fanno altrettanto con la nostra e ci umiliano con leggi create ad arte per continuare a discriminarci in maniera subdola``.

``Noi non abbiamo perso la dimensione umana``. Poi, sempre davanti al fuoco, ci racconta di come pochi giorni fa sia riuscito a salvare un uomo che, lasciato dalla moglie, stava per suicidarsi: ``gli ho parlato, l'ho ascoltato, gli ho fatto sentire il calore umano, quello che ormai in molti la` fuori hanno perso. L'ho sopitato qui alla Tent Embassy per qualce giorno, abbiamo vissuto con semplicita'. Basta poco per sentirci bene, e' sufficiente mantenere la nostra umanita'``.
Sono estasiato dalla luce che promana dagli occhi di quest'uomo formidabile.
Mi mostra un suo dipinto rappresentante la teoria della creazione e poi ci dirigiamo verso una costruzione totalmente ecosostenibile progettata dalla NASA e realizzata proprio li' da un suo amico per la modica cifra di 1500$.
Mi prendo qualche minuto per stare da solo, guardo le onde dell'oceano, la foresta, la laguna, i cani, la bandiera aborigena e capisco quello che mi aveva detto qualche ora prima Ale: il mondo Aborigeno e' davvero magico, porta con se' un mistero e allo stesso tempo una semplicita' che sembrano cosi' naturali nell'uomo!
Mi invita a passare alla Tent Embassy qualche week end, sara' un'altra esperienza magnifica.
Tra tre settimane al Sandon Point si terra' una cerimonia con altri clan Aborigeni, io e Ale siamo stati invitati. Si accendera' il fuoco sacro e si dormira' in tenda sulla spiaggia, mentre gli Yorta Yorta si esibiranno in alcuni canti e balli tradizonali.
E' un mondo assolutamente affascinante, totalmente da scoprire e imparare a conoscere, per conoscere una nuova cultura, per conoscere l'uomo, per conoscere me stesso.

``When I had nothing more to lose, I was given everything. When I ceased to be who I am, I found myself``. Coelho, The Zahir

Sincerely yours,

Saggioman

lunedì 6 settembre 2010

omaggio al mio compagno di viaggio


Bangkok, 2/8/2010, ore 6.30 del mattino. Il taxi entra nel piazzale del nostro hotel e si avvicina a noi. Con la voce rotta dalla commozione mi sento dire: ``grazie di tutto saggio``. Ci abbracciamo e io con la voce tremante, odio gli addii, replico: `` grazie a te fuma!``.
Cosi' e' finito il nostro viaggio nel Sud Est asiatico. Il viaggio della mia vita. Io e il compagno di viaggio/amico migliore che potessi aspettarmi!
Era iniziato tutto il 29 giugno all'aeroporto di Bangkok, quando il giovane Fuma mi venne ad accogliere direttamente al luggage carousel con un cartello con la scritta ``Mr. Saggio`` e grandissime risate. Un fuma con la barba ancora corta, e con un mood che sarebbe cresciuto a dismisura con il passare del tempo.
Non sapevamo quello che ci avrebbe atteso. Non sapevamo che facce avrebbero avuto i nostri amici, le nostre conquiste, le nostri notti magiche...
Il viaggio...un fiume in piena di emozioni ed esperienze. Condiviso con un amico sincero non poteva che diventare il viaggio piu' bello della mia vita.
Emozioni ed esperienze a non finire.
La stessa attenzione e passione per la cultura: le mille visite ai templi buddhisti, le domande ai monaci, la levataccia a Luang Prabang per partecipare alla cerimonia delle donazioni, le visite ai villaggi, le foto e i dialoghi con i locali.
Gli spostamenti in bus: ogni volta che entravamo in un bus cambiava l'atmosfera e iniziavamo a parlare del plusvalore dell'essere italiani, di come fossimo fortunati a non essere ad esempio inglesi, e iniziavamo a cantare o a filmare tutto.
I mitici night busses, dove dormivamo schiacciati e scomodissimi, e facevamo i raggi x a tutte...
Lo ius decidendi sulle ragazze, che spettava a chi prendeva per primo l'iniziativa...
Le nostre mille massime: ``una certa cosa non ha volto``, ``una certa persona e' il miglior contraccettivo che esista``, ``una certa cosa in pubblico non e' motivo di vergogna, ma di signorilita' e di cui esser fieri``, il ``non hai maniera``, il ``conosco il mio pollo`` etc...
La mitica notte nella giungla restera' sempre nei nostri ricordi vecchio Fuma...rido e ridero' sempre pensando a come eravamo conciati e a cosa e' successo. Siamo stati dei grandi e la racconteremo ai nostri nipoti...o forse no?:)
Sicuramente potremo raccontare di quella mattina ad Ayuttaya in cui andammo a svegliare Kim e Lucie con una chitarra cantando ``Marina Marina``, pazzi my friend!
Non dimentichiamoci della Beer Lao, e dell'Oppium, del Now, del: ``alla fine le ho detto: che fa mu fa su pumxxxu?`` mitico siciliano che rimarra' pure lui nei nostri cuori!
La finale di coppa del mondo vista in Laos nel cuore della notte, seduti in mezzo alla strada, un ricordo magnifico anche se macchiato dalla perdita di 400 baht per una scommessa persa con i locali.
L'indovino di Chiang Rai, leggendari my friend. Ah, ricordiamoci di aprire la societa' assieme! Chi sa se l'uomo dall'occhio storto aveva ragione? Sulla scommessa di certo no :)
I mille viaggi in tuk tuk, il giovane fuma che avvicinava lui stesso i conducenti fischiettando, usando cioe' il segnale segreto per chiedere una cosa che pero' in realta' non voleva davvero, con sconforto dei poveri tuk tuk drivers. pss pss, my friend!
Il nostro sfrecciare in tuk tukn in mezzo ai templi dell'Angkor Wat, urlando all'autista: guarda innanz marco rosa!!!
I giorni spagnoli in cambogia, con un fuma che ormai emanava raggi di sole dalla felicita'! La barba lunga, e l'occhio vispo di chi ormai ha consapevolezza dell'x factor, l'italianita'!
Non un giorno che non valesse la pena di trascorrere assieme amico mio, e' stato davvero tutto perfetto. Grandissima intesa, ottima sintonia, e tanto tanto divertimento.
``Grazie di tutto saggio``, ``grazie a te fuma``, mi giro, porto la colazione in camera, mi sdraio e mi prende gia' la malinconia: l'ultimo legame con casa, un grandissimo amico, almeno nei prossimi mesi, non fara' parte della mia vita. Il prezzo delle decisioni importanti.
Grazie mille giovane vecchio Fuma! Sei stato un grandissimo compagno di viaggio!
abbracce

Sincerely yours,
Saggioman

giovedì 22 luglio 2010

atrocita' khmer

ciao a tutti,
vi scrivo dalla capitale cambogiana, phnom penh.
traffico impazzito, motorini sovraffollati che sfrecciano da ogni direzione contro mano, venditori di marjuhana ad ogni angolo, bordelli, e sullo sfondo le atrocita' commesse dei khmer rouge sino a 30 anni fa, finite, ma pesanti come macigni e ancora riflesse negli occhi e non solo di questa popolazione.
ieri abbiamo visitato i killing fields e l'area delle torture denominata S 21.
il terreno, dalle 86 fosse comuni, ancora trasuda di ossa e vestiti che emergono qua e la'.
e'incredibile quello che ho visto, e non voglio entrare nei minimi dettagli, ma sappiate che quello che questi khmer rouge hanno compiuto e' tanto terrificante da aver superato la mia soglia della sensibilita', era come se il mio cuore o il mio cervello si fossero messi in stand-by per evitare di capire fino in fondo quanto l'uomo possa essere crudele.
sappiate solo che, quando entrate nei killing fields, ad attendervi cé'una pagoda contenente centinaia di teschi e ossa estratti dalle fosse comuni.
non poteste credere ai vostri occhi, e il cuore e'davvero impreparato a tutto cio'.
il campo di per se'e'molto diverso dai campi di concentramento delle ss, qui in cambogia infatti non esistevano strutture atte ad ospitare i condannati a morte certa. gli oppositori dei khmer rouge, ma non solo, venivano portati nei campi stipati in camion e uccisi immediatamente mentre un altoparlante appeso ad un albero denominato magic tree copriva le urla dei poveri uomini donne e bambini mandati al macello.
il centro di torture S 21 era invece il luogo in cui i nemici dei khmer rouge venivano portati per gli interrogatori, i particolari delle torture li tralascio. ma le migliaia di foto che il musueo contiene oggi, cn quelle facce, con quegli occhi, quelle espressioni, quelle vite...e poi i teschi, ancora decine di teschi...

ho deciso di comprare un libro su pol pot e i khmer rouge, voglio informarmi il piu'possibile su cio'che e'accaduto.

l'uomo e'sicuramente un animale malvagio. l'uomo e'sicuramente un animale amorevole.
khmer rouge da un lato, i pacifici buddhisti dall'altro.
contraddizione? no, yin e yang.
questo e' uno dei piu'grossi insegamenti tratti da questo viaggio.

sincerely yours,
saggioman

giovedì 15 luglio 2010

Da Luang Prabang

Il Laos...
Non avrei davvero mai creduto di andare in Laos, eppure ora eccoci qui, a Luang Prabang.
L'avvicinamento alla ex capitale laotiana e' avvenuto in barca (slow boat) da Huai Xai, al confine con la Thailandia, passando per Pak Beng. Due giorni sul maestoso (da me rinominato Biondo, in omaggio al nostro italico Tevere) Mekong. Circa un centinaio di persone ammassate letteralmente su una stretta chiatta per circa sette ore al giorno. Il paesaggio era magnifico. Le valli, le foreste e le spiagge di sabbia facevano da contorno a discussioni con genti provenenienti da tutto il mondo.
Abbiamo chiacchierato lungamente con canadesi, svizzeri, francesi. Parlato di cultura, politica, viaggiin un clima di armonia che ci ha fatto letteralmente dimenticare scomodita' delle poltrne su cui sedevamo.
Il primo giorno abbiamo conosciuto anche due italiani, Luca e Carlo, ed un olandese, Aie. Perla fiducia che si instaura tra viaggiatori, una volta scoperto che quest'ultimo era rimasto senza soldi nell'attesadi poter prelevare a Luang Prabang, ho deciso di aiutarlo con la bellezza di otto euro...abbastanza per i due giorni sulla barca...eheh
Pak Beng e' stata la tappa intermedia. Questo villaggio sul fiume Mekong sembra appartenere ad un altro tempo. Nessuna strada asfaltata, corrente fino alle 10, orario del coprifuoco, niente ricezione per il cellulare. E alle nostre spalle sempre il maestoso e biondo Mekong.
Piu' le ore passavanoe piu' l'amicizia con gli altri ragazzi si cimentava, e cosi', arrivati a Luang Prabang, Io, Paolo, Luca, Carlo e Aie abbiamo deciso di prendere tre camere nella stessa guest house.
Il siciliano Carlo e' decisamente una delle persone che in vita mia ha saputo farmi ridere di piu'. Parla in siciliano con tutti, o, se si degna di dire qualcosa in inglese, lo fa con un occhio e un accento marcatamente siciliano.
Ieri siamo andati tutti e cinque alle cascate. La prima cascata era senz'acqua, e la cosa ciha un po' infastidito, anche se abbiamo ritrovato il sorriso immediatamente giocando un tre contro tre ( il sesto era un simpatico laotiano) ad una specie di calcio tennis che qui giocano con un palletta di plastica intrecciata.
La seconda cascata era divinamente bella, soprattutto per viadelle pozze di acqua turchese nelle quali ci dedicavamo di tanto in tanto un bagno.
Sembravamo i protagonisti di una commedia all'italiana. Solo carlo aveva il costume, mentre noi abbiamo dovuto lasciare perdere ogni pudore, e fare il bagno, e poi andare in giro per il parco, finanche arrampicarci fino all'apice della cascata in mutande. Il primo tocco di classe erano le mie mutande rigate con scritto ''uomo''.
Il secondo e' stato il momento in cui abbiamo fatto tutti la foto in mutande assieme ad un monaco buddhista cinto nella sua veste arancione, con alle spalle la cascata.
Il povero Aie si trovava ormai in una piena catarsi di italianita', tant'e' che anche lui ora si sente un po' italiano. Per aiutarlo gli abbiamo dato un nome italiano: Silvio!
Oggi la giornata e' iniziata prestissimo,alle 5.30. Siamo scesi nella via sottostante la Guest House e abbiamo assistito alla sfilata dei 350 monaci di Luang Prabang dando loro offerte. Concretamente abbiamo acquistato una pentola di riso, e a ciascuno ne davamo un pizzico. Poco poco, perche' il nostro amico laotinao si e' raccomandato di non fare ingrassare i monaci. Sara'!
Il resto della giornata e' trascorsa tra Wat (templi) e il lungo fiume.
Luang Prabang fino ad ora e' sicuramente la citta' che preferiamo. Il clima e' molto piu' disteso, le persone piu' sorridenti, l'atmosfera in generale sembra farci davvero capire che qui siamo dentro ad un cultura che esiste sul serio,e non a fini turistici.
Domani andremo a fare un corso di cucina laotiana, non vedo l'ora! Andremo con due cuochi laotiani a comprare i prodotti al mercato di mattina, poi asseggeremo dei piatti, e quelli che preferiremo diventeranno l'oggetto del nostro insegnamento.
Quanto amo cucinare!

ora vado a studiarmi i primi rudimenti, due o tre paginette introduttive.

Un abbraccio a tutti!

Sincerely yours,

Saggioman

sabato 10 luglio 2010

In thailand

Ti svegli all alba, non potrai mai fare capire davvero quello che hai vissuto quella notte...la serata piu' strana della tua vita...non erano leoni cio che ti aspettavano...ma emozioni stranissime in una notte punteggiata di migliaia di lucciole nel cuore della giungla della thailandia del nord.
Alle sei ti sei alzato dal letto, e sei corso al fiume a fare il bagno. Da solo, per la tua prima abluzione della vita.
Non lo potrai raccontare, ma l'hai vissuto...

La nostra Thailandia e' costellata di situazioni che probabilmente non riusciremo mai a descrivere fino in fondo. Troppo strane le circostanze in cui ci troviamo, troppo diverso lo spirito con cui si affrontano le cose.
Vi scrivo giusto dopo essermi fatto leggere la mano da un indovino, a Chiang Rai.
In Italia non l'avrei mai fatto, ma qui si ha davvero sete di esperienze.
La curiosita' era davvero molta, perche' Terzani racconta nei suoi libri delle numerose volte in cui fu portato da uno di questi personaggi dalla sua insaziabile curiosita'.
Ho deciso che qualsiasi cosa mi avrebbe detto non l'avrei presa sul serio...
il risultato della lettura della mano e' stato questo:
ti sei innamorato a 19 anni, la storia e' finita, stai spendendo molto per i tuoi numerosi viaggi, continuerai a viaggiare e vorrai continuare a studiare...le ha prese tutte. Ha detto che trovero' l'amore a 27 anni...cosi' come subito dopo il mio compleanno inziero' il mio corso universitario...
Staremo a vedere.

Ci sarebbe davvero moltissimo da raccontare: le persone conosciute sono davvero meravigliose, cio' che stiamo vedendo e' sorprendentemente bello, l'animo e' leggero e abbiamo la sensazione di stare vivendo davvero una cosa magica!
Domani si parte per il confine con il Laos, spero di avere la possibilita' di scrivere piu' spesso, perche' come diceva Chriss Mc Candless: la felicita' e' piena solo se condivisa.

La notte a Chiang Rai ci attende.

Sincerely yours,
Saggioman

venerdì 18 giugno 2010

hic sunt leones

Sulle carte geografiche dell'antichità si usava indicare con la scritta hic sunt leones (qui ci sono i leoni) le zone ancora inesplorate o nelle quali in ogni caso non era consigliabile avventurarsi.
Quando sarò sull'aereo diretto a Bangkok penserò: "ci siamo vecchio mio, hic sunt leones".

Prima si parte per l'Asia, e poi per realizzar sogni in Australia!
Per la prima volta in vita mia conosco la data della partenza e non quella del ritorno. Lascio questo Paese, lascio parte della mia famiglia, lascio gli amici e lascio una lunga e bellissima storia d'amore alle spalle.
Chi incontrerò? Chi smetterà di essere Nessuno per diventare finalmente Qualcuno sul percorso della mia vita? Che volto avranno?
Che volto avrà?
Riuscirò ad ottenere una borsa di studio per il dottorato? In caso contrario, riuscirò a trovare un lavoro e a mantenermi i costosissimi studi da solo?
Prima ancora, cosa dovrò aspettarmi dalle cinque settimane in Asia? Sarà l'avventura più pura mai vissuta fino ad ora. On the road, nessuna prenotazione e zaino in spalla assieme al grandissimo compagno di viaggi Fuma. Thailandia, Laos e Cambogia, se non cambieremo programma cammin facendo. Finalmente capirò più da vicino ciò che Terzani (La Fine E' Il Mio Inizio ha cambiato radicalmente le mie prospettive di vita)scriveva.

Cosa c'è oltre l'orizzonte? Hic sunt leones.

Il morso allo stomaco in questi giorni è fortissimo, soprattutto quando vedo l'affetto degli amici e dei miei genitori. Già qualche lacrima sui loro volti, già qualche lacrima anche sul mio.
E allora ti viene da pensare: ma varrà la pena di rinunciare al loro grandissimo affetto per seguire la mia Leggenda Personale?

Il morso allo stomaco si fa più grave, hic sunt leones.

Forse una vita tranquilla, senza troppi "grilli per la testa" e con la sicurezza delle persone che ti vogliono bene accanto è già un punto di equilibrio importantissimo nella vita di un uomo.
Forse sì, è vero, ma purtroppo di "grilli" ne ho veramente tanti per la testa e son convinto che la mia vita sia destinata ad essere molto diversa, almeno in questa fase.
Credo che la mia sete di conoscenza sarà un po' più soddisfatta quando i miei occhi si troveranno al cospetto dell'Angkor Wat in Cambogia, delle donne dal collo lungo in Thailandia e dei monaci nell'atto di ricevere offerte all'alba nel Laos.
In Australia farò di tutto per ottenere il posto da ricercatore e tornare a studiare il diritto degli Aborigeni, se dovessi riuscirvi si tratterebbe della mia realizzazione personale.
In ogni caso sarei felicissimo anche solo di studiare qualcosa di affine alla mia laurea, lavorare e vivere in un appartamento sull'oceano assieme a persone provenienti da tutto il mondo.
Il viaggio e lo studio delle culture lontane dalla nostra stanno diventando la mia più grande passione.

Sarò in grado di affrontare questa sfida? Hic sunt leones.

Ho provato per qualche tempo a far tacere il mio istinto, così come si nasconde la polvere sotto ad un tappeto, ma non si tratta per niente di un esercizio intelligente. Così ho capito che rischiavo più a star fermo in casa bombardandomi di televisione e internet per dimenticare le mie attitudini e le mie passioni, piuttosto che a prendere davvero in mano la mia vita e partire con coraggio, verso l'ignoto. Il rischio era quello di non vivere, vedere trascorrere gli anni, per trovarmi a quarant'anni a pensare a quello che avrei potuto fare o a quello che sarei pouto diventare.
Ora si parte, si va a caccia di sogni.

Hic sunt leones.

Son assolutamente senza certezze, ma allo stesso tempo son sicuro che esiste un filo in tutto quello che ho fatto e che farò, e che se anche non dovesse andare tutto come spero avrò comunque vissuto, e si tratterebbe in ogni caso di una vittoria, la vittoria del coraggio sulla paura di ascoltare il proprio cuore.
Beninteso, non pensiate che sia così ottuso da credere che la vita sia degna e vissuta con coraggio solo se si viaggia, il problema è il cuore.
Purtroppo o per fortuna, almeno in questa fase della mia vita, il mio cuore, o istinto, o anima, mi spinge lontano, alla scoperta del mondo e di me stesso.

Ora devo andare.
Hic sunt leones, il futuro è incerto e i leoni son già là fuori che mi aspettano. Che la mia Leggenda Personale abbia inizio!

Sincerely yours,
Saggioman

martedì 8 giugno 2010

Now and Here in Africa


Scrivo questo post ispirandomi a Kerouac. L'autore americano scrisse "Sulla Strada" in tre settimane sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Molto più umilmente io mi limito a raccontare della mia esperienza in Africa sotto gli effetti collaterali del Lariam (medicinale somministrato per la profilassi anti malarica).
Nel mio caso provo solo ansia ed insonnia.
Ma che fascino non prendere sonno fino quasi all'alba, tenere gli occhi aperti e vedere le immagini dei Maasai e della Savana.
Ieri notte, come una guida, immaginavo accanto al mio letto un vecchio Maasai vestito del suo mantello rosso, la lancia ed il coltello, con la faccia segnata dalle fatiche di una vita fatta di continue migrazioni per la savana da un pascolo all'altro.
Il vecchio mi conduceva attraverso i ricordi, i ricordi di un viaggio fantastico con mia sorella Jessica che non scorderò davvero mai.
Dapprima mi trovavo a respirare la polvere che penetrava incessantemente all'interno del pulmino che ci ha condotti da Nairobi (Kenya) ad Arusha (Tanzania) attraverso sei ore di strade per lo più sterrate. Guardavo fuori dai finestrini, e vedevo capanne di paglia e fango, donne con abiti sgargianti rossi, gialli, blu e viola, donne con ceste di banane, giare e secchi d'acqua sulla testa.
I Maasai, nei loro coloratissimi mantelli, mentre portavano al pascolo le loro mandrie.
Poi finalmente Arusha, con le fogne a cielo aperto, le persone scalze, le chiese e le moschee. Il ricordo dell'unica notte trascorsa in città, quando fummo svegliati dalle preghiere dei musulmani.
Quindi la partenza per il safari, per il primo parco nazionale, il Tarangiri. L'impatto con la savana, le strade bianche nel bush, l'assenza di punti di riferimento. I numerosissimi huts dei Maasai. I primi animali, elefanti, facoceri, manguste.
La prima notte di safari fu stranissima. Io e Jessica in un campeggio in cui eravamo gli unici ospiti. La nosta tenda, accando a noi quella della nostra guida e del cuoco, niente più, solo la savana. A farci la guardia tutta la notte due guerrieri Maasai, uno con un corpo perfetto, scolpito nell'ebano della razza africana, l'altro con lo sguardo severo tipico dell'eleganza Maasai. Entrambi vestiti del solo mantello, portavano con sè lancia e coltello.
I miei ricordi si sono poi concentrati sul Serengheti, sulle migliaia di zebre, gnu e gazzelle, sui leoni, le giraffe gli ippopotami e i coccodrilli.
A questo punto ieri sera mi persi nel concetto di "nowhere".
Mi concentrai su un tramonto, il primo nel Serengheti, in cui la luce rossa del sole esaltava la polvere che le zebre in corsa sollevavano nell'andare a bagnarsi al fiume.
In quel momento, in quel tramonto, tutto sembrava irreale, e capì che ero fuori dal tempo e fuori dallo spazio. Nowhere. Ma non volevo gettarmi in un nichilismo che non mi si addice affatto. No, non volevo essere nowhere, da nessuna parte, volevo essere "now - here", ora e qui e vivere quel magnifico presente, succhiarne l'essenza fino all'osso e portamela dentro per tutta la vita.
Da quel momento fui now and here, e non importava se non sapevo come si chiamassero e dove si trovassero i luoghi del nostro viaggio, l'importante era vivere.
L'insonnia di ieri notte mi ha condotto ai ricordi della notte in cui fummo svegliati dal ruggito dei leoni accanto al campo, e a quella in cui le zebre vagavano tra una tenda e l'altra assieme ai bufali.
Mi sovvenne poi un'immagine un po' narcisista, di me con il mio fedelissimo cappello Barmah, l'unico vezzo di un me stesso lontano dalle mode. Il mio profilo con indosso il Barmah e sullo sfondo di volta in volta bambini Maasai a cui regalavamo caramelle, e sullo sfondo ancora i villaggi nella loro estrema povertà, i leoni, il cratere di Ngorongoro, i Baobab, la foresta e la savana.
Io e mia sorella abbracciati a far foto con alle spalle ogni tipo di paesaggio, io e mia sorella che ridiamo alla frontiera tra Kenya e Tanzania dopo la scampata caduta in un dislivello, io e mia sorella che entriamo in un villaggio e ci lasciamo condurre per mano da una ventina di bambini a comprar caramelle, io e mia sorella che entriamo in un orfanotrofio e improvvisiamo una beneficienza che non credevamo avremmo potuto compiere e che ci ha resi così ricchi.
E ancora i racconti di una povertà straziante, di malattie, occhi tristi, cuori gonfi di speranze e lettere di richieste di aiuto.
L'Africa mi ha dato la possibilità per la prima volta di essere generoso, ho scoperto che si può dare tanto valore ai piccoli gesti semplicemente agendo col cuore, con amore.
Ieri notte l'insonnia mi ha fatto rivivere un viaggio favoloso, ricco di intensità umana e spirituale. Se avessi dormito non avrei potuto fare un sogno migliore.

Finalmente presi sonno, Lalla Salama , buonanotte.

Sincerely yours,
Saggioman

martedì 4 maggio 2010

London Heart Pictures


Viaggiare ha un significato tutto particolare. Per me rappresenta l'occasione per tornare a quelle sensazioni che si provano da bambino: tutto è nuovo e viene visto con quella ingenua curiosità e con quell'entusiasmo che ti fanno sentire vivo per davvero.
Questa sensazione la si può provare quando si crea un forte legame con l'ambiente circostante o con le persone.
Pochi giorni fa sono tornato da Londra. Non si è trattato della prima visita, e la città, pur sempre da scoprire, ormai mi era in qualche misura familiare.
Il brivido, il forte brivido dell'entusiasmo, questa volta l'ho provato parlando con alcuni miei amici italiani che vivono a Londra.
Ricorderò sempre la bellissima sensazione provata nel cuore della notte, sul Tamigi. Io e Ivano affacciati su un ponte a discutere delle nostre vite, dei nostri propositi; chiacchiere che se avessimo chiuso gli occhi avrebbero potuto essere confuse con quelle abituali, fino a quando non li avremmo riaperti e visto di fronte a noi, sotto una bellissima luna piena, il London Eye ed il Big Ben riflessi sul Tamigi. Una cornice fantastica a suggello di una amicizia importantissima!

Trafalgar Square per me significherà, d'ora in poi, la relatività delle situazioni. Io, Pietro ed Alessio stavamo aspettando un bus, il 29, che non sarebbe mai arrivato. Eppure è stata probabilmente l'attesa "inutile" più interessante della mia vita.
Discutere con persone che hanno preso davvero decisioni coraggiose mi ha dato una carica immensa. Sentire Pietro parlare della sua scelta di lavorare con i senza tetto, Alessio raccontare dei malati indiani sorridenti che ha assistito, unitamente alla mia sensibilità per queste tematiche, ha creato una sinergia tra noi tre che difficilmente si crea tra amici dopo anni di frequentazioni.
Parlare col cuore accade troppo di rado nelle nostre relazioni quotidiane. In viaggio, invece, mi capita molto più spesso di sentire davvero una sensazione di condivisione profonda con chi mi sta davanti.
Con le persone che incontro in viaggio, quando ci si saluta, ci si abbraccia. Si crea un contatto più diretto, forse perchè davvero si è dato all'altro qualcosa proveniente dal profondo di noi stessi.
Volendo conservare nel mio cuore alcune fotografie di questa esperienza , tratterrei sicuramente l'immagine mia, di mia sorella Jessica e dei miei genitori al loro hotel, con la moglie del proprietario, un'indiana sulla sessantina, che ci manda un bacio dalla finestra; la sagoma scura mia e di Ivano sul ponte sul Tamigi e sullo sfondo la città; il tramonto a Primrose Hill con Alessio, Pietro ed Elisea; Il sorriso di Nicole di fronte al mio imbarazzo nel mangiare al ristorante thai; Sara che trascina a mano la sua bicicletta per la città raccontandomi le sue esperienze.

In questo breve viaggio ho sicuramente trovato ciò che cercavo, un contatto diretto e genuino con persone meravigliose.

Sincerely yours,
Saggioman

martedì 16 marzo 2010

Oslo: Dørene lukkes




Io e "The Maths", Saggioman e Il Mazzuolatore ad Oslo, chi l'avrebbe mai detto?
Viaggio insolito e, devo ammetterlo, davvero bellissimo e divertentissimo!
Che emozione trovarsi faccia a faccia con una delle cinque versioni dell'Urlo di Munch!
Che voglia di essere grandi visitando il Nobel Peace Price Museum!
"Dubito fortemente che siano arrivati davvero in America, Saggio", mi disse il Mazzuolatore al museo delle navi vichinghe.
Esperienza unica la crociera nel fiordo in barca a vela! Parlavamo di Corichimba con delle ragazze brasiliane, e intanto sentivamo il mare ghiacciato rompersi sotto di noi circumnavigando isolotti coperti da foreste innevate.
Già, il fiordo...uno spettacolo indimenticabile, soprattutto visto dall'alto: dalla foresta in collina, in prossimità del trampolino per il salto con gli sci; oppure visto al tramonto, quando siamo saliti, penso in spregio alla legge, sopra il tetto innevato dell'Opera House di Oslo, dove il Maths stava per lasciarci una gamba.
Da cartolina il Vigeland Park, dove le tondeggianti forme delle statue degli uomini e delle donne nude si confondono nell'armonia della soffice neve che ad Oslo tutto avvolge.
La notte ci apparteneva ad Oslo.
La vita da ostello ti vieta di dormire, ci son troppe persone e troppe culture da conoscere. Come le nostre amiche greche Vassondi e Marw, che ci hanno insegnato un po' della loro cultura, qualche parola, qualche autore.
Il nostro amico russo Stefan ci ha raccontato un'adolescenza fatta di povertà, senza un tetto, senza il pane, con il comunismo...e un'età matura fatta di mille lavori in giro per l'Europa e una sensibilità commovente.
Il primo approccio con loro è avvenuto in stanza, mentre fumavano Joints...dopo un'ora, voltandomi ho notato che sotto le coperte c'era anche un ragazzo marocchino con un grosso Corano sotto il braccio. Il poveretto si è alzato infuriato chiedendoci di uscire...gli inconvenienti della vita da ostello!
Grazie a questi amici e agli italiani Gianluca e Francesco, sabato sera ci siamo dati al ballo scatenato.Sembra strano, ma mi sono divertito! Forse il merito è da attribuirsi al russo, che a cena continuava a versarmi vodka e redbull, forse a Francesco, che non può negarsi, è un diavolo di ballerino instancabile.
The Maths, ma un po' tutti a dire il vero, quella sera cadde in amore, fell in love, con una bellissima ragazza norvegese...
A parte quella sera, tante volte siamo caduti in amore. Come si sa le ragazze norvegesi sono favolose, anche se assolutamente fredde e, di conseguenza, sotto altri profili poco interessanti.
Convenimmo che il secondo punto, nel caso di specie, non ci interessava.
Cadde dalle scale invece, e perse i sensi per diversi minuti, un polacco ubriaco fradicio. Ripresosi, i suoi connazionali si abbracciarono e andarono in giro per l'ostello cantando "Polska, Polska!", con assoluta fierezza.
Più tardi delle tre di notte, sabato sera, ci ritrovammo tutti a cantare e ballare "take me home, country roads" assieme ad un cantante di strada.
Il Mazzuolatore vide rifiutata la sua proposta di prendere lui il microfono, ma con il suo solito fare, non se la prese.
Una delle cose più divertenti è stata sentire chiamare Sandrino <> dagli amici Stranieri con i loro diversi accenti. Buonanotte Masuola-tòre, e così sabato dopo le quattro andammo a dormire.

E' stato un viaggio molto diverso da quelli scorsi, più veloce, più intenso, più assurdo per certi versi. Così come assurdo è stato il volo di ritorno.
Io e The Maths ci siamo ritrovati in mezzo ad un gruppo di ragazze norvegesi impazzite che continuavano a ridere e ad urlare, con le quali abbiamo intavolato una delle discussioni più assurde di sempre. Con un improbabile Mazzuolatore nella parte del killer uscito di prigione dopo aver scontato diversi anni di reclusione.
Urla e applausi crescevano esponenzialmente con l'approssimarsi dell'atterraggio.
Poi l'atterraggio e l'applauso finale, quello che davvero aveva un senso.

Dørene lukkes, "le porte si chiudono" ripeteva la voce computerizzata sulla metropolitana di Oslo ad ogni fermata.
Dørene lukkes, le porte di una fase della mia vita si sono chiuse, ricorderò questo viaggio come "il viaggio di passaggio" tra una fase stupenda, ed un'altra ancora da venire e scoprire, sicuramente da vivere!

Sincerely yours,
Saggioman