
Thirroul, domenica 28 novembre.
Dootch non c'e', e' al compleanno di sua zia a Botany Bay, un'importante area aborigena vicino a Sydney.
Siamo solo io e Patrick, un hippy (si direbbe) di origine giapponese che vive alla Tent Embassy con Dootch.
Stiamo nella baracca, fuori piove, e mentre lui cerca un ritmo con un bongo improvvisato io cerco di guardare un film.
Dopo qualche ora Dootch ancora non e' arrivato, cosi' sotto una lieve pioggia, ci avviamo verso il centro di Thirroul col suo pick-up per bere un caffe'.
Sulla strada passiamo davanti al sito sacro sul quale la Stockland (una ditta di costruzioni) sta edificando palazzine residenziali di lusso.
Da qui nasce il pretesto per una discussione che durera' ore.
``Patrick, come siamo arrivati a questo punto? Come e' possibile che ormai tutto e' valutato sotto profili economici, e che non si riesca a tutelare questo luogo sacro?``
``E' tutta colpa di Macchiavelli mio caro``, replica il mio amico.
``Il fine giustifica i mezzi, e la politica e' ormai corrotta fino al midollo. E' tutta colpa di quell` Italian guy, un genio sicuramente, ma allo stesso tempo l'artefice dei valori su cui si basa la politica attuale.
I politici promettono cose impossibili, l'importante e' illudere e farsi votare, ottenere e mantere il potere.
Hanno fatto credere a tutti che la ricchezza fosse a portata di mano, ma oggi e' evidente che dall'illusione siamo passati alla delusione``.
Arriviamo in centro, posteggiamo e ci dirigiamo verso una caffetteria.
Ci sediamo all'esterno del bar, dove patrick puo' rollarsi e fumarsi tranquillamente le sue sigarette.
Quest'uomo di ormai quarant'anni, vestito con abiti giapponesi, che vive in una baracca dove non c'e' acqua corrente, sembra lontano anni luce da quella che fino ad ora e' stata la mia vita.
Eppure emergono aspetti di un passato, che lo avvicinano molto a me.
Patrick infatti ha lavorato quindici anni in finanza, in diverse banche a Londra e New York, salvo poi accorgersi di essere solo una pedina dello scacchiere del consumismo e riconoscere l'inutilita' delle sue giornate, tutte identiche, spese a maneggiare ``pezzi di carta colorati a cui la societa' ha deciso di dare un valore immenso, superiore a quello della sacralita' delle persone``.
``Potevo continuare con quella vita, fare soldi, per poi morire senza aver davvero vissuto. Tutto questo per accomulare denaro, pezzi di carta, al prezzo di dimenticare chi davvero ero, i miei sogni, la mia natura``.
``Ma come siamo arrivati fino a questo punto?``. Domando io, rendendomi conto che accanto a noi la gente, come se fossimo alieni, non ci toglieva gli occhi di dosso.
``Questa societa' ha deciso che tutto ha un valore economico, e tutto (e qui torniamo a Macchiavelli) puo' essere subordinato al fine: accomulare ricchezza.
Se questa societa' ha commercializzato Dio...non possiamo stupirci del fatto che le singole vite umane vengano messe in secondo piano da parte dei potenti.
Pensa alle popolazioni piu' povere del mondo: perche' non vengono aiutate in maniera efficacie e definitiva?
Pensa ai lavoratori delle Nazioni piu' ricche, non sono nient'altro che schiavi moderni costretti a lavorare quaranta ore a settimana per rincorrere la speranza di diventare ricchi, o per paura di perdere cio' che gia' hanno. Dimenticandosi chi sono e il vero significato della vita, affanndandosi a pagare mutui e prestiti, contenti per le due ore d'aria quotidiane, e il sabato e la domenica di riposo.
Il riposo del consumatore, costretti a comprarsi barlumi di felicita' spendendo gran parte dei soldi che guadagnano in schiavitu'. Non c'e' piu' spazio per la fantasia, per la creativita'.
La paura di perdere qualcosa che gia' abbiamo...
Tutto ha un prezzo, le nostre paure hanno un prezzo, e allora ecco le nostre vite piene di paure.
La paura di morire viene monetizzata attraverso le assicurazioni, attraverso la medicina, attraverso i farmaci.
La paura di perdere un lavoro viene monetizzata attraverso l'accettazione delle condizioni di lavoro attuali.
La paura della solitudine, attraverso la televisione, attraverso costose uscite inutili con persone che nemmeno ci piacciono, al fine di assomigliare ai personaggi che vediamo in televisione.
E mille altre paure, che trovano motore propulsivo proprio in quella religione, elemento portante dei valori che permettono a questa societa' di mantenersi intatta e di rendere piu' ricchi i governanti, e piu' alienati i governati.
La gente attorno ci guarda con maggiore sospetto, Patrick, accortosi della situazione, si altera visibilmente e sbatte la tazza di caffe' americano sul tavolo. Ce ne andiamo.
Tutto questo mi ha ricordato quando a Phnom Pen parlai con un giovane avvocato della situazione politica cambogiana: tono della voce molto basso, occhiate sospettose da parte dei proprietari del bar, e, da parte del mio interlocutore occhiate preoccupate attorno, che poi lo spinsero ad abbandonare il locale per andare in un posto sicuro.
Cio' mi ha fatto riflettere sul concetto di ``accomodation`` di un individuo rispetto alla societa': parlare fuori dalle righe, dire cose diverse, trattare di argomenti scottanti, ovunque ci si trovi, in Italia, in Cambogia o in Australia e' sempre un'operazione rischiosa e sgradita, per quanto le nostre televisioni ci facciano credere quotidianamente di vivere in un mondo democratico e moderno.
Abbiamo sconfitto tanti tabu', ma ancora non quello di dire liberamente quello che crediamo, forse perche', come dice il mio amico Patrick, siamo veramente schiavi moderni.
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