venerdì 18 giugno 2010

hic sunt leones

Sulle carte geografiche dell'antichità si usava indicare con la scritta hic sunt leones (qui ci sono i leoni) le zone ancora inesplorate o nelle quali in ogni caso non era consigliabile avventurarsi.
Quando sarò sull'aereo diretto a Bangkok penserò: "ci siamo vecchio mio, hic sunt leones".

Prima si parte per l'Asia, e poi per realizzar sogni in Australia!
Per la prima volta in vita mia conosco la data della partenza e non quella del ritorno. Lascio questo Paese, lascio parte della mia famiglia, lascio gli amici e lascio una lunga e bellissima storia d'amore alle spalle.
Chi incontrerò? Chi smetterà di essere Nessuno per diventare finalmente Qualcuno sul percorso della mia vita? Che volto avranno?
Che volto avrà?
Riuscirò ad ottenere una borsa di studio per il dottorato? In caso contrario, riuscirò a trovare un lavoro e a mantenermi i costosissimi studi da solo?
Prima ancora, cosa dovrò aspettarmi dalle cinque settimane in Asia? Sarà l'avventura più pura mai vissuta fino ad ora. On the road, nessuna prenotazione e zaino in spalla assieme al grandissimo compagno di viaggi Fuma. Thailandia, Laos e Cambogia, se non cambieremo programma cammin facendo. Finalmente capirò più da vicino ciò che Terzani (La Fine E' Il Mio Inizio ha cambiato radicalmente le mie prospettive di vita)scriveva.

Cosa c'è oltre l'orizzonte? Hic sunt leones.

Il morso allo stomaco in questi giorni è fortissimo, soprattutto quando vedo l'affetto degli amici e dei miei genitori. Già qualche lacrima sui loro volti, già qualche lacrima anche sul mio.
E allora ti viene da pensare: ma varrà la pena di rinunciare al loro grandissimo affetto per seguire la mia Leggenda Personale?

Il morso allo stomaco si fa più grave, hic sunt leones.

Forse una vita tranquilla, senza troppi "grilli per la testa" e con la sicurezza delle persone che ti vogliono bene accanto è già un punto di equilibrio importantissimo nella vita di un uomo.
Forse sì, è vero, ma purtroppo di "grilli" ne ho veramente tanti per la testa e son convinto che la mia vita sia destinata ad essere molto diversa, almeno in questa fase.
Credo che la mia sete di conoscenza sarà un po' più soddisfatta quando i miei occhi si troveranno al cospetto dell'Angkor Wat in Cambogia, delle donne dal collo lungo in Thailandia e dei monaci nell'atto di ricevere offerte all'alba nel Laos.
In Australia farò di tutto per ottenere il posto da ricercatore e tornare a studiare il diritto degli Aborigeni, se dovessi riuscirvi si tratterebbe della mia realizzazione personale.
In ogni caso sarei felicissimo anche solo di studiare qualcosa di affine alla mia laurea, lavorare e vivere in un appartamento sull'oceano assieme a persone provenienti da tutto il mondo.
Il viaggio e lo studio delle culture lontane dalla nostra stanno diventando la mia più grande passione.

Sarò in grado di affrontare questa sfida? Hic sunt leones.

Ho provato per qualche tempo a far tacere il mio istinto, così come si nasconde la polvere sotto ad un tappeto, ma non si tratta per niente di un esercizio intelligente. Così ho capito che rischiavo più a star fermo in casa bombardandomi di televisione e internet per dimenticare le mie attitudini e le mie passioni, piuttosto che a prendere davvero in mano la mia vita e partire con coraggio, verso l'ignoto. Il rischio era quello di non vivere, vedere trascorrere gli anni, per trovarmi a quarant'anni a pensare a quello che avrei potuto fare o a quello che sarei pouto diventare.
Ora si parte, si va a caccia di sogni.

Hic sunt leones.

Son assolutamente senza certezze, ma allo stesso tempo son sicuro che esiste un filo in tutto quello che ho fatto e che farò, e che se anche non dovesse andare tutto come spero avrò comunque vissuto, e si tratterebbe in ogni caso di una vittoria, la vittoria del coraggio sulla paura di ascoltare il proprio cuore.
Beninteso, non pensiate che sia così ottuso da credere che la vita sia degna e vissuta con coraggio solo se si viaggia, il problema è il cuore.
Purtroppo o per fortuna, almeno in questa fase della mia vita, il mio cuore, o istinto, o anima, mi spinge lontano, alla scoperta del mondo e di me stesso.

Ora devo andare.
Hic sunt leones, il futuro è incerto e i leoni son già là fuori che mi aspettano. Che la mia Leggenda Personale abbia inizio!

Sincerely yours,
Saggioman

martedì 8 giugno 2010

Now and Here in Africa


Scrivo questo post ispirandomi a Kerouac. L'autore americano scrisse "Sulla Strada" in tre settimane sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Molto più umilmente io mi limito a raccontare della mia esperienza in Africa sotto gli effetti collaterali del Lariam (medicinale somministrato per la profilassi anti malarica).
Nel mio caso provo solo ansia ed insonnia.
Ma che fascino non prendere sonno fino quasi all'alba, tenere gli occhi aperti e vedere le immagini dei Maasai e della Savana.
Ieri notte, come una guida, immaginavo accanto al mio letto un vecchio Maasai vestito del suo mantello rosso, la lancia ed il coltello, con la faccia segnata dalle fatiche di una vita fatta di continue migrazioni per la savana da un pascolo all'altro.
Il vecchio mi conduceva attraverso i ricordi, i ricordi di un viaggio fantastico con mia sorella Jessica che non scorderò davvero mai.
Dapprima mi trovavo a respirare la polvere che penetrava incessantemente all'interno del pulmino che ci ha condotti da Nairobi (Kenya) ad Arusha (Tanzania) attraverso sei ore di strade per lo più sterrate. Guardavo fuori dai finestrini, e vedevo capanne di paglia e fango, donne con abiti sgargianti rossi, gialli, blu e viola, donne con ceste di banane, giare e secchi d'acqua sulla testa.
I Maasai, nei loro coloratissimi mantelli, mentre portavano al pascolo le loro mandrie.
Poi finalmente Arusha, con le fogne a cielo aperto, le persone scalze, le chiese e le moschee. Il ricordo dell'unica notte trascorsa in città, quando fummo svegliati dalle preghiere dei musulmani.
Quindi la partenza per il safari, per il primo parco nazionale, il Tarangiri. L'impatto con la savana, le strade bianche nel bush, l'assenza di punti di riferimento. I numerosissimi huts dei Maasai. I primi animali, elefanti, facoceri, manguste.
La prima notte di safari fu stranissima. Io e Jessica in un campeggio in cui eravamo gli unici ospiti. La nosta tenda, accando a noi quella della nostra guida e del cuoco, niente più, solo la savana. A farci la guardia tutta la notte due guerrieri Maasai, uno con un corpo perfetto, scolpito nell'ebano della razza africana, l'altro con lo sguardo severo tipico dell'eleganza Maasai. Entrambi vestiti del solo mantello, portavano con sè lancia e coltello.
I miei ricordi si sono poi concentrati sul Serengheti, sulle migliaia di zebre, gnu e gazzelle, sui leoni, le giraffe gli ippopotami e i coccodrilli.
A questo punto ieri sera mi persi nel concetto di "nowhere".
Mi concentrai su un tramonto, il primo nel Serengheti, in cui la luce rossa del sole esaltava la polvere che le zebre in corsa sollevavano nell'andare a bagnarsi al fiume.
In quel momento, in quel tramonto, tutto sembrava irreale, e capì che ero fuori dal tempo e fuori dallo spazio. Nowhere. Ma non volevo gettarmi in un nichilismo che non mi si addice affatto. No, non volevo essere nowhere, da nessuna parte, volevo essere "now - here", ora e qui e vivere quel magnifico presente, succhiarne l'essenza fino all'osso e portamela dentro per tutta la vita.
Da quel momento fui now and here, e non importava se non sapevo come si chiamassero e dove si trovassero i luoghi del nostro viaggio, l'importante era vivere.
L'insonnia di ieri notte mi ha condotto ai ricordi della notte in cui fummo svegliati dal ruggito dei leoni accanto al campo, e a quella in cui le zebre vagavano tra una tenda e l'altra assieme ai bufali.
Mi sovvenne poi un'immagine un po' narcisista, di me con il mio fedelissimo cappello Barmah, l'unico vezzo di un me stesso lontano dalle mode. Il mio profilo con indosso il Barmah e sullo sfondo di volta in volta bambini Maasai a cui regalavamo caramelle, e sullo sfondo ancora i villaggi nella loro estrema povertà, i leoni, il cratere di Ngorongoro, i Baobab, la foresta e la savana.
Io e mia sorella abbracciati a far foto con alle spalle ogni tipo di paesaggio, io e mia sorella che ridiamo alla frontiera tra Kenya e Tanzania dopo la scampata caduta in un dislivello, io e mia sorella che entriamo in un villaggio e ci lasciamo condurre per mano da una ventina di bambini a comprar caramelle, io e mia sorella che entriamo in un orfanotrofio e improvvisiamo una beneficienza che non credevamo avremmo potuto compiere e che ci ha resi così ricchi.
E ancora i racconti di una povertà straziante, di malattie, occhi tristi, cuori gonfi di speranze e lettere di richieste di aiuto.
L'Africa mi ha dato la possibilità per la prima volta di essere generoso, ho scoperto che si può dare tanto valore ai piccoli gesti semplicemente agendo col cuore, con amore.
Ieri notte l'insonnia mi ha fatto rivivere un viaggio favoloso, ricco di intensità umana e spirituale. Se avessi dormito non avrei potuto fare un sogno migliore.

Finalmente presi sonno, Lalla Salama , buonanotte.

Sincerely yours,
Saggioman