domenica 31 ottobre 2010

la jacaranda e' in fiore


Sto per prendere il treno per Thirroul (Sandon Point), da una parte l'Opera House, dall'Altra l'Harbour Bridge, ma i miei occhi sono attirati magneticamente dalla jacaranda in fiore che colora di viola i viali della citta'.
Il protocollo prevede che ogni volta che si vada a trovare una comunita' aborigena si porti loro da mangiare. Questa volta ho preparato degli arancini siciliani, circa due kili, e il mio zaino e' pienissimo.
Mi presento alla Tent Embassy consapevole che ci sara' del lavoro da fare, lavoro manuale.
Uno dei progetti e' la costruzione di un piccolo museo, e oggi il mio compito e' quello di rivestire le pareti di quella struttura con un impasto colorato di diverse sfumature di giallo e rosso.
Io e Dootch ci mettiamo al lavoro. Lui non sembra in vena di scherzi, probabilmente ha troppi pensieri legati alle prossime battaglie legali (giovedi' ci sara' una nuova sentenza legata all'edificazione di altre terre aborigene).
Poche parole dunque, e cerco in tutti modi di dimostrare il mio rispetto assecondandolo nella sua voglia di riflessione, e cercando di fissare questo particolare intonaco biodegradabile con le sole mani, nel miglior modo possibile.
Dopo circa un'ora, Patrick, uno degli hippies che stanno al Sandon Point, entra nell'hut e riferisce a Dootch che e' venuta a trovarlo una ragazza e che, con il suo benestare, vorrebbe parlargli.
Cosi', dopo qualche minuto, Christina arriva e inizia una fantastica conversazione. Le sue domande sono intelligenti e permettono a Dootch di approfondire argomenti che avevamo trattato solo in superficie.
Rimango estasiato dalla personalita' di questa ragazza tedesca. E' venuta da sola in bicicletta con lo scopo di conoscere Dootch, e vi assicuro che non e' per niente facile guadagnarsi la parola degli Aborigeni.
Subito dopo la conversazione, quando Dootch cala di nuovo nel suo silenzio profondo, Christina non si perde d'animo e chiede, con mia grandissima sorpresa, se puo' mettersi i guanti e darci una mano.
Cosi', pochi secondi dopo ci troviamo assieme ad impastare la sabbia e ad intonacare.
Dootch ci lascia soli, e inizia una bellissima discussione sulle nostre vite, sui sogni, su cosa ci ha portato cosi' lontano dall'Europa. Scopriamo che tutti e due eravamo stati colti dal mal d'Australia, e anche lei, come me, non faceva altro che sognare ad occhi aperti di tornare qua, nel continente dalla terra rosso fuoco.
E poi, la stessa passione per il mondo aborigeno, le stesse idee sull'impegno da profondere per la loro causa. Mi si illuminano gli occhi, le si illuminano gli occhi...
Poi rientra Dootch, e devo cercare di non cadere nell'errore di dimenticarmi dello scopo per cui ero andato li', aiutare questa comunita' con il cuore.
Rifletto sulla situazione: sono a piedi nudi, sporco di tinture rosse e gialle, ad intonacare un hut con una ragazza fantastica...non avrei mai creduto che il destino mi avrebbe regalato questa stranissima esperienza.
Ci prendiamo una pausa, usciamo e di fronte a noi si staglia una spiaggia immensa. I cani di Dootch ci raggiungono, giocano un po' con noi, e poi corrono al torrente.
E' tempo per gli arancini e un the'.
Torniamo al nostro lavoro. Di tanto in tanto le nostre mani si sfiorano nel prendere l'impasto per l'intonaco, e poi qualche sorriso.
Verso le cinque, quasi interamente rossi e gialli, il nostro lavoro e' terminato.
Non esiste acqua corrente alla Tent Embassy, cosi' io e Christina ci buttiamo al torrente e insieme facciamo ``il bagno`` in un clima surreale.
Saluto e ringrazio Dootch e gli altri amici.
Prendo la via che mi portera' alla stazione del treno e attraverso il bush con questa meravigliosa persona appena conosciuta.
L'aria e' ricca di salsedine, e il sole basso crea un'atomosfera magica.
Con questa cornice ci salutiamo in un abbraccio dandoci appuntamento dopo qualche giorno.
Riprendo la mia strada, percorro un ponte, il fiume sottostante e' l'ultima fortissima emozione della giornata.
Torno in citta' con mille pensieri, Dootch non ha parlato molto oggi, e la mia missione sembra essere piu' difficile del previsto.
Pero' questo e' il mio mondo, anche oggi ho vissuto una giornata memorabile e la jacaranda e' in fiore.


Sincerely yours,

Saggioman

martedì 19 ottobre 2010

Sandon Point


La bandiera Aborigena sventola alta.
Io e Ale entriamo al Sandon Point diretti alla Tent Embassy, la capanna/baracca di Dootch, personaggio simbolo della protesta Aborigena di Wollongong (due ore a sud di Sydney).
Sulla strada scorgiamo delle ruspe parcheggiate, pochi giorni fa alcuni ettari di foresta sono stati rasi al suolo per costruire degli appartamenti residenziali proprio sopra un luogo sacro Aborigeno.
Raggiungiamo la spiaggia, la Tent Embassy si trova a 50 metri dal mare, subito dopo una laguna.
Portiamo da mangiare per Dootch e per gli altri ospiti che occasionalmente vanno a trovarlo.
Dootch esce sorridente dalla baracca e ci accoglie festoso.
E' un uomo fenomenale, ha un'energia che poche persone possono eguagliare a questo mondo.
Accendiamo il fuoco e ci sediamo a mangiare tutti assieme, Io, Ale, lui e un uomo del Victoria che da giorni percorre a piedi la costa diretto verso il Queensland.
Dootch mi racconta della sua terra, della sua famiglia, della teoria della creazione.
Mi sento colpevole di appartenere ad una cultura (quella occidentale) che ha discriminato e che continua a discriminare le popolazioni indigene di questo mondo.
Pochi giorni fa il tribunale di Sydney ha rigettato l'istanza promossa da Dootch affinche' la realizzazione dell'area abitativa residenziale venisse bloccata.
``Non hanno riconosciuto il valore giuridico delle nostre testimonianze, non hanno dato valore legale alla nostra conoscenza e alla nostra tradizione`` afferma tenendo in mano il premio di cui e' stato insignito qualche giorno fa come riconoscimento per il suo sforzo politico e culturale.
``La cultura occidentale ha sviluppato nei secoli una conoscenza tecnologica, mentre noi Aborigeni abbiamo imparato a vivere a contatto con la natura, conoscerne i legami piu' profondi e a rispettarla. Noi riconosciamo e rispettiamo la loro cultura. Loro non fanno altrettanto con la nostra e ci umiliano con leggi create ad arte per continuare a discriminarci in maniera subdola``.

``Noi non abbiamo perso la dimensione umana``. Poi, sempre davanti al fuoco, ci racconta di come pochi giorni fa sia riuscito a salvare un uomo che, lasciato dalla moglie, stava per suicidarsi: ``gli ho parlato, l'ho ascoltato, gli ho fatto sentire il calore umano, quello che ormai in molti la` fuori hanno perso. L'ho sopitato qui alla Tent Embassy per qualce giorno, abbiamo vissuto con semplicita'. Basta poco per sentirci bene, e' sufficiente mantenere la nostra umanita'``.
Sono estasiato dalla luce che promana dagli occhi di quest'uomo formidabile.
Mi mostra un suo dipinto rappresentante la teoria della creazione e poi ci dirigiamo verso una costruzione totalmente ecosostenibile progettata dalla NASA e realizzata proprio li' da un suo amico per la modica cifra di 1500$.
Mi prendo qualche minuto per stare da solo, guardo le onde dell'oceano, la foresta, la laguna, i cani, la bandiera aborigena e capisco quello che mi aveva detto qualche ora prima Ale: il mondo Aborigeno e' davvero magico, porta con se' un mistero e allo stesso tempo una semplicita' che sembrano cosi' naturali nell'uomo!
Mi invita a passare alla Tent Embassy qualche week end, sara' un'altra esperienza magnifica.
Tra tre settimane al Sandon Point si terra' una cerimonia con altri clan Aborigeni, io e Ale siamo stati invitati. Si accendera' il fuoco sacro e si dormira' in tenda sulla spiaggia, mentre gli Yorta Yorta si esibiranno in alcuni canti e balli tradizonali.
E' un mondo assolutamente affascinante, totalmente da scoprire e imparare a conoscere, per conoscere una nuova cultura, per conoscere l'uomo, per conoscere me stesso.

``When I had nothing more to lose, I was given everything. When I ceased to be who I am, I found myself``. Coelho, The Zahir

Sincerely yours,

Saggioman