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Viaggiare ha un significato tutto particolare. Per me rappresenta l'occasione per tornare a quelle sensazioni che si provano da bambino: tutto è nuovo e viene visto con quella ingenua curiosità e con quell'entusiasmo che ti fanno sentire vivo per davvero.
Questa sensazione la si può provare quando si crea un forte legame con l'ambiente circostante o con le persone.
Pochi giorni fa sono tornato da Londra. Non si è trattato della prima visita, e la città, pur sempre da scoprire, ormai mi era in qualche misura familiare.
Il brivido, il forte brivido dell'entusiasmo, questa volta l'ho provato parlando con alcuni miei amici italiani che vivono a Londra.
Ricorderò sempre la bellissima sensazione provata nel cuore della notte, sul Tamigi. Io e Ivano affacciati su un ponte a discutere delle nostre vite, dei nostri propositi; chiacchiere che se avessimo chiuso gli occhi avrebbero potuto essere confuse con quelle abituali, fino a quando non li avremmo riaperti e visto di fronte a noi, sotto una bellissima luna piena, il London Eye ed il Big Ben riflessi sul Tamigi. Una cornice fantastica a suggello di una amicizia importantissima!
Trafalgar Square per me significherà, d'ora in poi, la relatività delle situazioni. Io, Pietro ed Alessio stavamo aspettando un bus, il 29, che non sarebbe mai arrivato. Eppure è stata probabilmente l'attesa "inutile" più interessante della mia vita.
Discutere con persone che hanno preso davvero decisioni coraggiose mi ha dato una carica immensa. Sentire Pietro parlare della sua scelta di lavorare con i senza tetto, Alessio raccontare dei malati indiani sorridenti che ha assistito, unitamente alla mia sensibilità per queste tematiche, ha creato una sinergia tra noi tre che difficilmente si crea tra amici dopo anni di frequentazioni.
Parlare col cuore accade troppo di rado nelle nostre relazioni quotidiane. In viaggio, invece, mi capita molto più spesso di sentire davvero una sensazione di condivisione profonda con chi mi sta davanti.
Con le persone che incontro in viaggio, quando ci si saluta, ci si abbraccia. Si crea un contatto più diretto, forse perchè davvero si è dato all'altro qualcosa proveniente dal profondo di noi stessi.
Volendo conservare nel mio cuore alcune fotografie di questa esperienza , tratterrei sicuramente l'immagine mia, di mia sorella Jessica e dei miei genitori al loro hotel, con la moglie del proprietario, un'indiana sulla sessantina, che ci manda un bacio dalla finestra; la sagoma scura mia e di Ivano sul ponte sul Tamigi e sullo sfondo la città; il tramonto a Primrose Hill con Alessio, Pietro ed Elisea; Il sorriso di Nicole di fronte al mio imbarazzo nel mangiare al ristorante thai; Sara che trascina a mano la sua bicicletta per la città raccontandomi le sue esperienze.
In questo breve viaggio ho sicuramente trovato ciò che cercavo, un contatto diretto e genuino con persone meravigliose.
Sincerely yours,
Saggioman